lunedì 19 novembre 2012

Economia e Mercato: Clienti spremuti ed abbandonati!

Argentina, Cirio, Parmalat, mutui sub-prime, Lehman Brother's e fondi comuni canaglia: oltre 28 miliardi di €uro sottratti agli investitori italiani. Ed un processo che indulge sulla pena di Calisto Tanzi, azzerandone i risarcimenti...

O così o Pomì. Cari risparmiatori, "bondisti" Parmalat, o vi rassegnate a perdere tutto o si ricomincia daccapo. Il primo troncone del processo penale per il crac Parmalat si potrebbe infatti chiudere con l’ennesima beffa ai danni degli investitori. Tutto si gioca sul filo del patteggiamento. Nelle sale del Tribunale di Milano c’è chi lo invoca, come l’ex patron Calisto Tanzi e altri nove imputati. Chi lo giudica inaccettabile: una sorta di conclusione a «tarallucci e vino», come dicono le parti civili.
«Perché con il patteggiamento Tanzi e compagnia riconoscono le loro colpe, lo Stato gli garantisce uno sconto di pena, ma blocca i risarcimenti in sede civile», fa notare l’avvocato Antonio Tanza, vicepresidente di Adusbef, l’associazione di consumatori che rappresenta gli interessi di 2.500 risparmiatori traditi dal crac Parmalat su un totale di circa 135.000 vittime di uno dei più grandi scandali finanziari della storia italiana. Tutti attendono la sentenza di patteggiamento prevista per il 18 giugno, mentre la Deloitte & Touche, società di revisione coinvolta nel processo, ha offerto un ridicolo 1,46 per cento di risarcimento. Che cosa fare allora? «Purtroppo si ricomincia in sede civile», spiega l’avvocato Tanza, «con i soliti tempi della giustizia italiana già condannata dalla Corte di giustizia europea di Strasburgo. Abbiamo un sistema processuale pro furbi», accusa l’avvocato, «che aiuta i traditori dei risparmiatori, in quanto tra prescrizione e patteggiamento alla fine nessuno paga».
La legge Cirielli colpisce ancora:
«Ma non è colpa nostra», ha precisato il pubblico ministero Francesco Greco nel corso dell’udienza relativa alla vicenda del gruppo di Collecchio, «se il legislatore ha introdotto la legge Cirielli, che ha dimezzato i tempi della prescrizione di questo processo. I titolari di obbligazioni», ha aggiunto il Pm, «sono stati derubati anche di sette anni e mezzo di processo e poi c’è stato l’indulto che ne ha di fatto svuotato il contenuto». Parole, quelle del magistrato milanese, pesanti come macigni e tese a sottolineare, all’interno di un procedimento vasto e complesso come quello Parmalat, la bontà dell’operato della Procura meneghina e la difesa dello strumento del patteggiamento – richiesto in aula da Tanzi e da altri imputati – innanzi alle critiche feroci giunte dalle parti civili, a loro volta decise a tutelare le ragioni dei piccoli risparmiatori.
«Non è accettabile», ha detto Renato Palmieri, difensore della Camera di commercio di Milano, «che un procedimento del genere possa finire a tarallucci e vino», con una serie di patteggiamenti. Questi, ha puntualizzato invece l’avvocato Federico Grosso, difensore di 32.000 titolari di obbligazioni, vanno considerati «ridicoli, così come i risarcimenti, di fronte al più grande processo finanziario a livello europeo». Considerazioni cui Greco ha fatto fronte precisando come «rispetto al lavoro della Procura in questi quattro anni, sentirsi dire che questo caso è di negata giustizia mi è sembrato strano e irrispettoso». Al centro del botta e risposta tra l’esponente della Procura e le parti civili, la richiesta avanzata dai legali di Calisto Tanzi di un patteggiamento a due anni e otto mesi, una sorta di "risarcimento morale" per il contributo fornito alla ricostruzione della vicenda.«A questo punto la sola via da percorrere per tentare di riavere i propri quattrini è far causa alla banca che vi ha venduto i bond Parmalat», consiglia l’avvocato Tanza. «Ma attenzione», avverte, «ci sono cinque anni di tempo dal momento dell’acquisto dei bond, poi la prescrizione chiude come una pietra tombale il rapporto con l’istituto di credito». Quindi, prima ancora di chiedere l’aiuto di un legale, occorre inviare una raccomandata alla propria banca per bloccare i termini di prescrizione Le sirene dei fondi comuni.
Il consiglio vale anche per altri crac ai danni dei risparmiatori. Secondo una ricerca del dipartimento di Matematica dell’Università di Torino, sarebbero 28,6 miliardi di euro le perdite subite dagli investitori italiani vittime del default dell’Argentina, del crac Cirio e Parmalat e delle perdite dei fondi comuni d’investimento, che da soli ogni anno bruciano 20 miliardi di euro. «I crac dell’Argentina, della Cirio e della Parmalat sono stati causa di comprensibilissime preoccupazioni», dice il professor Beppe Scienza del dipartimento di Matematica dell’Università di Torino. «Eppure, per quanto gravi, sono stati eventi eccezionali. Per i risparmiatori la regola è perdere soldi col risparmio gestito, a volte senza neppure rendersene conto». In tempi di appelli all’adesione alle forme complementari di previdenza c’è da stare attenti alle sirene che consigliano questo o quel prodotto finanziario. «I danni subiti dai risparmiatori italiani a causa di Argentina, Cirio e Parmalat sono nell’ordine dei 10-11 miliardi di euro, compresi quelli dovuti agli sciagurati consigli di non accettare la ristrutturazione del debito proposta da Buenos Aires», aggiunge Scienza. «Ma ogni anno il risparmio gestito danneggia i suoi clienti in misura circa doppia. Quindi, è come se ogni sei mesi scaricasse sui risparmiatori un nuovo scandalo Argentina, un nuovo crac Cirio e una nuova valanga Parmalat».Ovviamente, i miliardi di euro andati in fumo per investimenti sbagliati non sono da mettere sullo stesso piano dei crac e delle vere e proprie truffe, ma il risultato non cambia. «Chi resta affezionato ai titoli di Stato e ai buoni postali non è un retrogrado come vogliono fargli credere. È un risparmiatore, magari non esperto, ma abbastanza intelligente da non ascoltare certe sirene che promettono, promettono e non mantengono».

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