mercoledì 12 ottobre 2011

La "sporca prebenda" ovvero: il "prezzo" del conflitto di interesse sul risparmio in Italia

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Sporca prebenda; l'espressione che conferisce il titolo al mio nuovo articolo sul Blog. Un'espressione che ho preso in prestito, parafrasando il suo ricorrente utilizzo da un illustre dirigente di una primaria casa d'investimento nazionale. Un decano del settore. Un notabile e noto professionista con incarico accessorio manageriale; ma pur sempre un promotore finanziario, invero.
Dunque, è di parcelle occulte che si parla; ed allora vediamolo nel dettaglio il problema. Tentiamo di quantificare e di qualificare il danno economico, inseno alla "industria" del risparmio gestito, totalmente scaricato sulle spalle dei risparmiatori, sovente ignari. Industria, ovviamente, vuole essere un eufemismo.

E' non meno del 3% annuo (ma con punte anche del 3,5%) il costo delle parcelle occulte in Italia. A tanto ammonta il prelievo medio sui patrimoni investiti nei prodotti del risparmio gestito italiano. Ma, analizzando attentamente i costi che l’industria del risparmio trasla ai risparmiatori, attraverso i suoi prodotti, si deduce che, investendo il proprio patrimonio in strumenti finanziari più efficienti (vedi ETF/ETC sicuri e ben patrimonializzati), si può evitare il doloroso ed inutile “drenaggio occulto” che i risparmi subiscono. Cerco di dimostrarne il come.
L’industria del risparmio è composta da aziende bancarie, finanziarie, assicurative e/o equipollenti, il cui l’obiettivo è, ovviamente, massimizzare gli utili attraverso la vendita dei propri prodotti.
In questo segmento del terziario avanzato, sono gli intermediari finanziari i “preposti” al perseguimento del citato obiettivo.
Ragion per cui, ogni scelta che non contempli la ricerca del massimo profitto diventa per definizione impraticabile perché incoerente; ma anche inefficiente in quanto non massimizza il risultato/obiettivo che, invece, si ottiene anche vendendo i prodotti finanziari più remunerativi. Cioè, quelli con le commissioni più alte. E spesso, anche a scapito di taluni figure attrici, quali i promotori stessi; talvolta strumentalizzati all'uopo e che sovente si trovano fra incudine e martello, giacchè operano in prima linea.
Collocato in una regione diametralmente opposta, vi è l’obiettivo del risparmiatore. Obiettivo che invece è, in primis, perseguire e garantire il valore reale del proprio patrimonio, incrementandolo. Da qui, ne derivano, le prime tracce di un insano conflitto mai risolto davvero.
Invero, le ragioni di un cliente sono anche altre. Ad esempio: pianificare la gestione del proprio patrimonio in funzione delle effettive necessità e dei propri obiettivi futuri. Ma, in generale, il primo fra quelli elencati può essere considerato sufficientemente rappresentativo della posizione del risparmiatore/cliente.
  





Detto ciò, entriamo un pò più nel "tecnico" ma con delicatezza. Usando un linguaggio elementare, in modo che ognuno possa ben comprendere, pur non avendone competenza. In termini assoluti, a seconda della dimensione del patrimonio investito nei prodotti del risparmio gestito, un investitore sopporta ogni anno un “prelievo” non dichiarato, ma desumibile nel range contenuto nella tabella sottostante:

L'espressione "costo occulto" è tale poichè, spesso, ci sono dei costi che i risparmiatori sopportano senza esserne a conoscenza. Vediamo quali sono i costi principali che gravano sui prodotti di investimento; tenendo in considerazione che, le stesse logiche, potrebbero servire a capire come valutare un prodotto assicurativo. Ad ogni modo, le principali voci passive, non sempre trasparenti, sono:
- costi legati ai prodotti o costi di ingresso (talvolta sottaciuti);
- commissioni valutarie (non sempre rendicontate in modo largamente accessibile);
- commissioni di gestione;
- commissioni di amministrazione;
- commissioni di performance;
- costi sui collocamenti, specialmente per le O.P.V.S. (costi impliciti).

Come abbiamo già accennato, in avvio di discussione, ciò che emerge da un elementare confronto fra l'offerta di prodotti finanziari e la domanda del risparmiatore è che i rispettivi obiettivi sono decisamente diversi. Nel senso che: a parità di rendimenti finanziari sui mercati, infatti, il risparmiatore ha interesse ad investire dove le spese sono le più basse. L’intermediario, invece, ha interesse a vendere i prodotti che costano di più. E da qui, la seconda e più evidente traccia di quel conflitto a cui abbiamo più volte accennato.
Se si considera, infine, che la promozione dei prodotti è altamente incentivata da laute commissioni sul venduto, che finiscono in buona parte nelle tasche dei promotori e degli addetti bancari alle vendite, diventa più che lecito chiedersi: ma i prodotti finanziari che garantiscono il raggiungimento degli obiettivi dei soggetti proponenti, garantiscono anche quelli dell’investitore? 
Ha senso affermare che, i prodotti offerti da banche e reti, non sono sempre la migliore scelta possibile per il risparmiatore? La risposta è sì in entrambi i casi ed, i risultati empirici, sostengono questa tesi.
Sottoscrivere prodotti del risparmio gestito non garantisce necessariamente il raggiungimento degli obiettivi propri di un risparmiatore. Gli interessi precipui degli intermediari finanziari e dei risparmiatori sono contrapposti.
Quindi, a dimostrazione del teorema, direi che: quando un intermediario finanziario stabilisce una relazione commerciale con un risparmiatore (vista la contrapposizione dei suoi obiettivi economici rispetto a quelli di questo suo Cliente) questa può legittimamente definirsi, soprattutto nell’erogazione della Consulenza finanziaria, in palese “conflitto di interessi”. 

Ma allora, diranno gli utenti/risparmiatori, quali alternative ci sono? Quali soggetti possono meglio coniugare l'offerta di strumenti finanziari con le legittime attese dei clienti? Chi meglio potrebbe perseguire gli obiettivi di garantire il valore reale del proprio patrimonio? Incrementandolo ed operarando un'attenta e sistematica pianificazione e gestione del proprio patrimonio, in funzione delle effettive necessità future?
Beh, oggi per fortuna il quadro sembra essere molto meno fosco di un tempo. Esistono da tempo soggetti professionali dotati di taluni requisiti; ma soprattutto immuni dal vizio di palese conflitto. Mi spiego meglio.
Una scelta ottimale per la salvaguardia e la crescita del patrimonio può essere, professionalmente ed efficacemente portata a termine, solo da un soggetto che possa agire libero dai "condizionamenti" del mercato. Tipo quelli derivanti dalle politiche di vendita di prodotti finanziari, che confliggono con l’obiettivo della reale tutela del risparmio. 
E questo soggetto ha un nome; si chiama "Consulente finanziario indipendente". Un valido ed efficiente supporto tecnico, nell'ampio panorama degli intermediari finanziari. Ma anche una figura capace di tagliare ed ottimizzare i camaleontici costi nel risparmio gestito. 
A partire dalle spese del vostro estratto conto, passando per il costo del trading sui titoli quotati e, concludendo, sulla scelta di più efficienti ed affidabili strumenti di investimento (sempre in OICVM certificati). Ma proviamo a fare due conti, partendo dai dati della precedente tabella:

Esempio n° 1-Patrimonio 100.000,00€:
Parcella "occulta" stimata: 3,5% = 3.500,00€ annui
Abbattimento costi da Consulenza indipendente fino ad 80% della parcella occulta
Risparmio annuo cliente: circa 2.800,00€
Risparmio triennale: circa 8.400,00€
Parcella annuale consulenza indipendente: 1.000,00€ (con risparmio annuo di 1.800,00€)

Esempio n° 2-Patrimonio 1000.000,00€:
Parcella "occulta" stimata: 3,5% = 35.000,00€ annui
Abbattimento costi da Consulenza indipendente fino ad 80% della parcella occulta
Risparmio annuo cliente: circa 28.000,00€
Risparmio triennale: circa 84.000,00€
Parcella annuale consulenza indipendente: 3.000,00€ (con risparmio annuo di 25.000,00€)

Concludendo, ne consegue quindi che, la parcella del Consulente finanziario indipendente, non è un costo aggiuntivo ma solo una parte del risparmio che verrà generato. E questo, se me lo consentite, rappresenta una vera rivoluzione; un poderoso scarto già attualmente attivo nelle grandi città italiane. Ma destinato nel medio termine (3/5 anni) a stravolgere le regole di domanda ed offerta di risparmio.

 
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