lunedì 19 settembre 2011

Crisi si, crisi no: Chi è davvero la vittima? Parte2^-Parlano gli industriali

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Nella prima parte dell'articolo ho imposto un pò la mia opinione sulla crisi internazionale, analizzandola dal punto di vista del debito nazionale, dei mercati, dell'oro e dei risparmiatori. E sulle implicazioni che, ciascuna delle variabili citate, ricadrebbero sull'economia.
Ma, dal punto di vista dell'industria, come stanno le cose? Come viene percepito questo difficile momento?
Beh, a mio modesto parere, hanno poco da stare allegri gli imprenditori italiani.
In questi primi giorni di settembre, fra la domanda in picchiata e gli alti tassi d'interesse, il panorama economico si presenta piuttosto grigio.
Quanto alla Borsa, inutile contarci. Piazza Affari pare impegnata in uno scivolone senza fine collezionando un record negativo dopo l' altro.
 

Ma sarebbe utile capire, dalla viva voce di un attore primario, come viene interpretata l'attuale contingenza. E sarà proprio un illustre industriale a rispondere ad alcune domande su tassi, economia, crisi e borse. 
"Circa le borse", questo è il parere di Alberto Falck, il re dell' acciaio italiano, alla guida del maggior gruppo privato del settore. Falck ci dice:
"Purtroppo l' andamento della Borsa si lega a quello dei tassi d' interesse troppo elevati. Di fronte ad un costo del denaro così alto il mercato sembra anticipare un peggioramento della congiuntura".
Peggio di così?
"In questa situazione è difficile immaginare la ripresa. D' altra parte, se il mercato dovesse continuare in questa corsa al ribasso finiremmo per comprarci la Fiat per un boccone di pane".
Una visione pessimistica. "No, sono convinto che questo paese abbia le energie per rimboccarsi le maniche e reagire alla crisi".
Quindi lei intravede una soluzione?
"Quando i tassi verranno abbassati sensibilmente anche la Borsa ripartirà. Ma la Banca d' Italia è costretta a tenere i tassi elevati per difendere la nostra moneta."
Lei è un fautore del riallineamento della nostra moneta?
"C'è poco da riallineare; in ogni caso non dipende da noi, legati come siamo allo Sme. I problemi sono di ordine differente".
Proviamo ad esaminarli.
"Intanto sono convinto che un differenziale fra i tassi del marco e quelli della lira ci sarà sempre. Ma adesso la forbice è eccessiva. Le aziende italiane sono indebitate e il sistema ha un gran bisogno di una riduzione dei tassi. Non mancano dei brutti segnali".
A cosa si riferisce?
"In un regime di tassi così elevati qualcuno fa il furbo e rinvia i pagamenti. Sarebbe un peccato se certi comportamenti dovessero diffondersi; sarebbe un brutto segnale di degrado per tutto il sistema-Italia".
Intanto la nostra divisa continua ad essere sotto pressione.
"Purtroppo credo che continueremo a soffrire almeno per altri 18 giorni fino al referendum francese di Maastricht".
Come è possibile abbassare i tassi d' interesse senza riallineare?
"Bisogna puntare sulla leva fiscale".
Rastrellare quattrini dai contribuenti?
"Appunto. E poi occorre far pagare di più tutti i servizi. In questo modo potremmo ridurre i tassi e dare una boccata d'ossigeno al sistema produttivo".
Non c'è alternativa?
"L' unica alternativa sarebbe quella di continuare ad offrire rendimenti stratosferici per Bot e Cct strangolando prima la Borsa e poi le imprese".
Non è d' accordo con quanto sta facendo il governo?
"Sono d' accordissimo. Però vorrei che il governo facesse quello che sta facendo con più grinta. Ad esempio è necessario un blocco effettivo del costo del lavoro".
Allora lei è insoddisfatto dell'intesa firmata fra Confindustria e sindacati?
"Quello è solo un accordo di principio; adesso bisogna vedere se sarà firmata tutta l'intesa".
Fra i risultati attribuiti alla politica del governo c'è la riduzione dell'inflazione? "Certo l' inflazione si è bloccata. Però rimane troppo alta, è al 5,3 per cento mentre dovrebbe essere al 2 per cento".
Di chi è la colpa?
"Della gente, di noi tutti, della cattiva educazione del consumatore. Dobbiamo capire che è arrivato il momento di modificare i nostri comportamenti".
Uno dei settori produttivi più colpiti dalla recessione è quello dell' acciaio. I tondinari bresciani, ad esempio, non solo hanno messo 2 mila operai in cassa integrazione ma adesso lavorano solo la notte per risparmiare sulla bolletta energetica.
"I problemi ci sono per tutto il sistema produttivo, non solo per l'acciaio. Certo, la siderurgia ha una situazione particolare. Nel nostro comparto c' è un eccesso di capacità produttiva cui fa riscontro la riduzione dei prezzi".
Il cambio del marco non è tale da consentire il recupero della perdita di competitività subita dall'industria siderurgica italiana negli ultimi anni e quindi l'export verso la Germania procede al rallentatore. Però il dollaro basso non dovrebbe favorirvi?
"Il dollaro basso ci aiuta soltanto in parte. Certo, acquistiamo la materia prima in dollari. E questo costituisce un vantaggio. Purtroppo, però, anche i prezzi sul mercato internazionale sono in dollari. E questo ci danneggia moltissimo. D'altronde, non bisogna dimenticare un altro aspetto della questione".
Quale altro aspetto?
"Molti dei nostri concorrenti sui mercati internazionali - penso ai sudamericani ma anche a quelli dell' Estremo Oriente escluso il Giappone - operano nell' area del dollaro, e sono sempre più pericolosi".

Non ho quasi nulla da obiettare alle parole di Alberto Falck. Tranne per un particolare, un dettaglio che ha più il sapore di un colpo di scena che non un'obiezione o una critica. E cioè: questa intervista, rilasciata non a me ma a "Il Sole 24Ore", risale all'autunno del 1992. Non oggi, dunque, ma a circa venti anni fa.
E perchè ho voluto pubblicare questa vecchia intervista?
Perchè esistono una marea di analogie fra la crisi di oggi e quella di vent'anni fa; perchè le risposte date, nonostante tutto, appaiono simili a quelle di oggi. Perchè il problema debito-tassi-tasse e crescita si ripresenta puntualmente con la stessa urgenza come allora.
L'ho pubblicato perchè......a conti fatti, nulla di concreto è stato fatto veramente da allora; tranne per un particolare: l'€uro. Una stabilità che all'epoca sognavamo. Ma a parte questo, il buio o quasi.
Ma ovviamente, è solo la mia modesta opinione.



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1 commento:

  1. Caro Carmine, aver ripreso un vecchio articolo pubblicato vent'anni fa e.. trovarlo attuale nella riflessione che induce a fare, mi preoccupa non poco.
    Mi fa pensare, infatti, che la crisi, definita da tanti come contingente ad uno stato di malessere dell'economia, non sia tale, ma sistematica.
    Voglio dire che "il pensare" ad una soluzione, se così si può dire, non va cercato solo nelle misure di contenimento, ma anche nelle reali "letture" storiche delle conduzioni attuate per l'economia, per i mercati di qualsiasi settore ed all'analisi dei consumi effettivi.

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