Sarà scontro tra l'universo Fee-only e le "reti"? |
L'interpretazione,
sullo specifico contenuto nella nuova MIFID, è molto chiaro: «Il
termine
“indipendente”
potrà
essere utilizzato pubblicamente solo dai soggetti che svolgono solo
la consulenza su base indipendente»
(fonte
ESMA).
Maurizio Bufi - per la II^ volta - eletto presidente ANASF |
Naturalmente, la recente dichiarazione del rieletto presidente
dell'ANASF, Maurizio Bufi, non è passata inosservata: «I
Consulenti Finanziari INDIPENDENTI devono togliersi l'aggettivo
‘INDIPENDENTE’
dal
nome».
Apriti cielo!.. A
mio modesto parere, definire un errore le dichiarazioni di Bufi, è
puro eufemismo accademico. Ma voglio provare a entrare nella logica
di questa affermazione, perché una qualche ‘logica’
ci dovrà pur essere.
Per cui mi chiedo: perché, un professionista affermato come lui, da tanti anni, se ne
esce con un'espressione tanto infelice? Non che la cosa mi preoccupi,
figuriamoci. Ma è lo ‘slancio’
da ‘tarda
romantica restaurazione’
che desta seri pensieri, quello sì. Dicevo, provo a mettermi nei
suoi panni per tentare di comprendere, e l'unica risposta che ne
ricavo è... paura. Sì, paura: del nuovo, del futuro, paura di un
radicale cambiamento dell'intero ‘apparato’,
banche comprese. Lo
so, può apparire eccessivo, anche melodrammatico, ma proprio non
riesco a trovare un'altra ragionevole spiegazione.
Differenze tra le due "filosofie" professionali |
D'altra parte, a
ben pensarci, non è del tutto fuori luogo palesarsi preoccupati. Nel
senso: se negli ultimi 7-10 anni, piuttosto che adeguarti lentamente,
in modo programmato, ad un mondo della consulenza in cui il suo
‘prezzo’
sia dettato dalla ‘parcella’,
commisurata al ‘valore’
della prestazione, si è proseguiti nella direzione di un pricing,
diciamo, ‘convenzionale’
- seppur con periodici 'adeguamenti',
ma pur sempre ‘tradizionalista’
- si fa presto a giungere a certe dichiarazioni... come dire,
maldestramente tranchant. Ad ogni modo, se questo è davvero il suo
intimo pensiero; se proprio non gli garba ‘l'aggettivo’...
allora è davvero messo male. Per quanto si ostini a rigirare su sé
stesso, il “sistema
banco-centrico”
italiano, con un'obliqua inclinazione ‘gattopardesca’,
è impossibile - ancorché anacronistico - anche solo immaginare che
l'evoluzione naturale della professione non vada nel senso della
sempre più totale INDIPENDENZA.
Anche
solo etica e morale. Hey, lo riesce a capire? Uno su tutti: i fondi
in Borsa: eloquente esempio dell'evoluzione di un'offerta trasparente
e qualificata.
Concludo
la replica proponendo il mio punto di vista sulla “Casa
comune della consulenza”.
E' un errore sesquipedale: non già per l'incompatibile coabitazione
di figure professionali, sì contigue ma troppo eterogenee, quanto
per il ragionevole dubbio di aver voluto imprimere il proverbiale
“colpo
al cerchio e l'altro alla botte”,
strizzando l'occhio un po' di più, magari, a tutto l'apparato di
sistema. E' un concetto che ho più volte ripetuto. E poi, tanto per
esser chiari, analizziamo un po' di dati oggettivi; ricordiamoli bene
questi numeri: PB/PF e Consulenti indip. gestiscono a malapena il 10%
del patrimonio clienti italiani. Il restante 90% è gestito dal
sistema ‘banco-centrico’.
Appare chiaro quanto sia prioritario (eufemismo,
ovvio)
definire un “perimetro
di gioco”
potenzialmente equo per tutti i ‘players’
in ‘gioco’.
Sì da offrire ampie garanzie soprattutto alla promiscua platea di
investitori. Ma di una cosa sono più che certo: la “casa
comune della consulenza”
non sarà altro che l'ennesimo paravento dietro cui celare interessi
e burocrazia. Nessuna concreta possibilità di assistere alla
creazione di valore da un istituto del genere: se sei uno buono,
competente, ligio e “fedele”...
non ne hai affatto bisogno. Ed io, infatti, me ne chiamo fuori, pur
senza restare da solo.
-->
Nessun commento:
Posta un commento