martedì 25 gennaio 2011

Il 2011 parte 2^-Sarà toro o orso? Ecco la strategia e la nostra ricetta

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Alla community della rete:

...Segue da post precedente

Dunque dicevamo, porsi le giuste domande in ragione delle scelte strategiche. Per cui, detto in parole povere, ecco a nostro modesto parere le questioni topiche su cui interrogarsi:

  • Quali saranno le asset class che sapranno realmente esprimere del valore nei portafogli?
  • Mercato dei bonds in bolla speculativa?
  • Rischio inflazione e forte frenata dei pesi emergenti?
  • Commodity irrazionalmente care?
  • Oro a rischio crollo? E le borse?

Rispondere in modo esatto a queste domande non è solo difficile, ma è francamente impossibile. E chi, a fine 2011, avrà azzeccato pienamente tutte le scommesse fatte ad inizio anno, non merita un premio come miglior gestore, ma una menzione come portafortuna ideale, visto che secondo me sarà dotato di una dose ineguagliabile di fattore “C”.

Lasciando a parte questi inutili discorsi andiamo al dunque.

Ho provato a buttare un occhio a molti grafici, analisi, studi, e alla fine credo che sia possibile fare delle valutazioni generiche ma non superficiali. Mi spiego meglio:

Analizzando il quadro generale geo-politico-economico, agli occhi attenti, salta subito fuori un’importante notizia. Le borse dell’area euro sono in assoluto le meno care.

Le magnagne dell’Eurozona stanno condizionando in modo determinante anche la performance dei mercati. Facciamo molta attenzione, che non si escluda un fatto quasi assurdo ed impensabile. Cioè, che i paesi emergenti, per il 2011, potrebbero essere proprio quelli europei. Crisi Euro permettendo, of course!

Ed ora passiamo al concreto; ai fatti: Portafogli per il 2011-Outlook, rischi e rendimenti

A parte qualche “gufo”, la maggior parte degli outlook propone il 2011 come l'anno delle asset classes rischiose. Leggendo i vari rapporti emerge che: azioni, commodities e high yield sembrano le uniche classi di investimento che permetteranno di portare a casa un po' di utile. Anche noi riteniamo credibile tale previsione.

Ma c'è dell'altro; consideriamo più attentamente il quadro geo-politico internazionale:

A meno di cataclismi (tipo guerre in Iran o Corea del nord o fallimenti clamorosi di qualche banca o stato), vi è di sicuro l'aspetto che i rendimenti obbligazionari governativi e “Investment grade” sono particolarmente bassi e forse qualche investitore si lascerà tentare da posizioni più speculative per riuscire a far rendere maggiormente il proprio capitale.

Va tenuto comunque conto di 2 aspetti:

  • Il primo è che, la curva di avversione al rischio degli investitori, si sta modificando e sta permettendo di spostarsi maggiormente verso destra, sulla frontiera efficiente.
  • Il secondo è che suddetta curva tende ad appiattirsi mano mano che si va verso destra, offrendo un rendimento marginale sempre inferiore rispetto al rischio.

È quindi importante che non si valuti solo il “rendimento target” ma che si valuti attentamente anche il rischio sopportato. Un aumento di rendimento di 1% di solito corrisponde ad un aumento di rischio molto maggiore.

Uscendo dalla teoria classica e spostandosi verso la finanza comportamentale, va anche tenuto conto che se il rendimento di riferimento di “Kahneman e Tversky” è aumentato, dopo i disastri del 2007-2009.

Probabilmente la componente di disutilità, relativa alle perdite, è altrettanto irripidita. O se si preferisce, una perdita, anche relativamente piccola su una singola posizione, potrebbe essere recepita in modo particolarmente dannoso tanto da spingere l'investitore a chiudere le posizioni. E questo non è assolutamente l'atteggiamento da prendere in un mercato che sarà, per certo, molto volatile.

Tutto questo gli intermediari lo sanno ma lo devono rendere assolutamente operativo. In barba ai dictat aziendali ed ai budget commerciali, unilateralmente costruiti dai vari brand delle note “case d'investimento”.

Pertanto, sarà importante da una parte sfruttare al massimo le possibili decorrelazioni tra le varie asset classes, convincendo però l'investitore ad abbandonare il suo “mental accounting” valutando le posizioni nell'insieme, invece che come singola posizione.

Pertanto, in conclusione, noi scegliamo la seguente linea operativa:

  • Robusta prevalenza dell' asset class azionaria (anche oltre 80%);
  • Sull'obbligazionario (qualora espressamente richiesto) si escludono i bond governativi in luogo di titoli corporate, opportunamente selezionati sulla base di robuste garanzie patrimoniali. Non solo utili e/o elevato cash flow;
  • Escludiamo l'Italia sia per l'azionario che per l'obbligazionario, poiché non lo riteniamo un mercato (per le ragioni ampiamente argomentate nei precedenti post; vedi discussioni di Ott. E Nov. 2010);
  • Alleggerire le posizioni dei “developed markets” ampliando gli “emerging markets”;
  • Più Europa e meno USA; a nostro modesto parere le borse del vecchio continente risulterebbero meno care (Default, drammi valutari o guerrea parte);
  • Consolidamento, dei profitti reinvestiti, su settori strategici di lungo periodo quali: grandi opere ed infrastrutture, basic resources, real-estate, metalli preziosi e commodities;
  • Alla larga da: Banche, finanziari, assicurativi, industria pesante ed editoria tradizionale. Privilegiando invece: le nuove energie e/o rinnovabili, nuove tecnologie di massa o a larga diffusione. Alla fine del primo trimestre potrebbe tornarci l'interesse verso l'industria classica; ma, nella fattispecie, solo per quella automobilistica che, a nostro modesto parere, avvierà un nuovo ciclo evolutivo e di sviluppo.
  • Vietato il trading di titoli, l'uso di fondi comuni, GPF e GPM. Alla larga da Unit linked o fondi assicurativi e/o titoli emessi da banche; ci concentreremo essenzialmente su: ETF, ETC, Certificati di investimento; al massimo qualche “Leverage” ma giusto per dare un po' di effervescenza al cliente. E tenendo comunque ogni rischio sotto rigido presidio.

Tanto si sa, i Ns ricavi provengono dalle parcelle. Non da spese o commissioni occulte!


Carmine Covino

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